Eudosso di Cizico

La via della seta (la zona rossa è la parte via terra, mentre la zona azzurra via mare); la linea azzurra che collega l'Egitto all'India potrebbe essere la rotta seguita da Eudosso

Eudòsso di Cizico (in greco antico: Εὔδοξος?, Éudoxos; Cizico, II secolo a.C. – ...) è stato un navigatore e geografo greco antico che esplorò il mare arabico per conto di Tolomeo VIII, re della dinastia tolemaica in Egitto, e di sua moglie Cleopatra III.[1]

Trascrisse tutte le sue scoperte in un libro, che ad oggi risulta completamente perduto.[2]

Biografia

Una cosmografia del XV secolo, basata sulla descrizione del geografo Claudio Tolomeo (II secolo d.C.)

Viaggio in India

Secondo Posidonio,[3] il primo greco a esplorare l'Oceano Indiano fu Eudosso di Cizico nel 118 e nel 116 a.C. Sempre Posidonio scrive che un naufrago, che affermava di essere indiano, fu salvato da alcuni marinai greci nel Mar Rosso e portato ad Alessandria, presso la corte di Tolomeo VIII. Il marinaio indiano propose al re, in cambio della libertà, di guidare i Greci alla volta dell'India. Tolomeo allora designò come comandante Eudosso di Cizico, il quale compirà due viaggi in India: nel primo (118 a.C.), fu guidato dal marinaio indiano; dopo il ritorno con a bordo carichi di preziose pietre, nel 116 a.C. intraprese un altro viaggio senza alcuna guida.[4]

Strabone, che rappresenta la principale fonte sulla vita di Eudosso, fu comunque scettico riguardo alla veridicità di questi viaggi; le opinioni moderne al riguardo tendono comunque a considerarli possibili, dato che da questi anni in poi cominceranno i contatti con le popolazioni dell'India.[5] Verso la fine del secolo, Greci e Indiani furono soliti incontrarsi presso i porti arabici come quello di Aden (chiamato dai Greci Eudaemon). Relativamente scarsi furono invece i tentativi di raggiungere direttamente l'India da parte dei Greci: la rotta era ritenuta ancora troppo lunga e pericolosa, e il viaggio costoso. Al contrario gli Indiani sfruttavano i monsoni, venti che i Greci non conoscevano ancora. Fu quando, secondo Posidonio, un altro naufrago indiano insegnò a Eudosso come sfruttare al meglio questi venti, che i Greci cominciarono ad apprendere il metodo per raggiungere l'India molto più velocemente.[5] Per velocizzare i viaggi, infatti, si partiva ad ottobre, sfruttando il monsone di sud-ovest, e si tornava a novembre con il monsone di nord-ovest.[6] Se è ad Eudosso che si attribuisce la scoperta dei monsoni tra i Greci, è anche presente un'altra tradizione che accredita ad Ippalo, un altro navigatore, la loro scoperta.[6][7]

In ogni caso, né i Tolomei né i Greci sfruttarono al massimo questa possibilità di commercio, che verrà accolta dai Romani solo alla fine del I secolo a.C. Scrive a proposito il geografo greco del I secolo d.C. Strabone (II, 5, 12):

(GRC)

«τῶν ἐκ τῆς Ἀλεξανδρείας ἐμπόρων στόλοις ἤδη πλεόντων διὰ τοῦ Νείλου καὶ τοῦ Ἀραβίου κόλπου μέχρι τῆς Ἰνδικῆς, πολὺ μᾶλλον καὶ ταῦτα ἔγνωσται τοῖς νῦν ἢ τοῖς πρὸ ἡμῶν [...] πρότερον ἐπὶ τῶν Πτολεμαϊκῶν βασιλέων ὀλίγων παντάπασι θαρρούντων πλεῖν καὶ τὸν Ἰνδικὸν ἐμπορεύεσθαι φόρτον.»

(IT)

«Il traffico dei mercanti alessandrini le cui navi lasciano il Nilo e il Mar Rosso per l'India, ci ha già reso molte più conoscenze di questi paesi di quante ne avevano i nostri predecessori. [...] Io ho trovato [I secolo d.C.] circa 120 navi salpare da Myos hormos per l'India, sebbene, al tempo dei Tolomei, quasi nessuno avesse voluto avventurarsi in questo commercio con l'India.»

(Strabone, Geografia, II, 5, 12.)

La circumnavigazione dell'Africa

Mappa del continente africano tratta dal geografo Tolomeo; si noti come l'Africa non sia un'isola: ciò indica chiaramente che Tolomeo non credette alla circumnavigazione dell'Africa di Eudosso

Durante il ritorno dal secondo viaggio in India, la flotta di Eudosso fu sospinta da un monsone a sud del golfo di Aden, tanto da inoltrarsi negli inesplorati mari ad est dell'Africa. Da qualche parte nella costa orientale africana, Eudosso trovò il relitto di una nave presso la costa e, attraccata la flotta, scese a terra in esplorazione. Sentite le storie dei nativi, il geografo si convinse che la nave fosse provenuta da Cadice e che avesse solcato questi mari per commerciare o pescare.[8] Il mistero riguardo alla rotta che seguì la nave lasciò in Eudosso il dubbio che non fosse semplicemente giunta dal Mar Rosso, mare conosciuto e sicuro; nessuna nave infatti avrebbe avuto un motivo per avventurarsi al di fuori. L'unica altra via (più lunga) era rappresentata da una circumnavigazione, da ovest verso est, del continente africano. Tornato in Europa e passato per la Massalia, Eudosso si spostò a Cadice, per affrontare il periplo dell'Africa.

La spedizione era composta da un naviglio e due grosse barche sulle quali riuscì a caricare non solo rifornimenti e provviste varie, ma anche medici, artigiani e musicisti. Secondo Posidonio,[9] Eudosso durante il suo viaggio incontrò una popolazione che sembrava parlasse la stessa lingua che aveva sentito: da qui concluse di aver compiuto l'obiettivo della sua spedizione;[10] anche se resta comunque probabile il contrario, che cioè Eudosso non abbia nella realtà circumnavigato l'Africa, come sostenne Strabone (II, 3) e come sostengono alcuni storici moderni, tra i quali Tozer.[11]

Durante il ritorno dal viaggio in Africa, Eudosso vide un'isola boscosa e fertile e segnò con precisione la sua posizione. I consiglieri del re Tolomeo IX (che era nel frattempo succeduto al padre), avendo paura che Eudosso potesse rivelare ai nemici le rotte da lui scoperte, organizzarono in segreto una nuova spedizione per abbandonare il geografo di Cizico su un'isola deserta. Eudosso però, venuto a conoscenza degli intenti del re, riparò in Iberia e da qui salpò alla volta della fertile isola che aveva notato durante il ritorno dal viaggio in Africa. Non si conosce nulla sulle sorti di quest'ultimo viaggio;[12] resta quindi possibile che Eudosso sia perito durante la fuga dall'Europa.[13]

Nella narrativa

Eudosso è il protagonista, insieme a Ippalo, del romanzo The Golden Wind di L. Sprague de Camp.

Note

  1. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, VI, 39 e nota 23, in Perseus Digital Library.
  2. ^ Massimiliano David, Eburnea diptycha: i dittici d'avorio tra antichità e Medioevo, Edipuglia srl, 2007, ISBN 9788872284698.
  3. ^ Apud la Geografia di Strabone (II, 3)
  4. ^ Wolfgang Haase, Politische Geschichte (Provinzen und Randvölker: Mesopotamien, Armenien, Iran, Südarabien, Rom und der Ferne Osten), Walter de Gruyter, 1976, p. 969, ISBN 9783110071757.
  5. ^ a b Greatest emporium in the world Archiviato il 7 agosto 2015 in Internet Archive., CSI, UNESCO.
  6. ^ a b Wolfgang Reinhard, Storia dell'espansione europea, Guida editori, 1987, p. 13, ISBN 9788870427554.
  7. ^ George F. Hourani, Arab Seafaring in the Indian Ocean in Ancient and Early Medieval Times, Princeton University Press, 1995, pp. 24–26, ISBN 0-691-00032-8.
  8. ^ Hugh Murray, An Encyclopaedia of Geography, 2ª ed., Longman, 1844, p. 14.
  9. ^ apud Strabone, II, 3
  10. ^ Anche Cornelio Nepote (apud Naturalis historia, II, 169) e Pomponio Mela (Chorographia, III, 9, 90) concordano sul raggiungimento di tale obiettivo.
  11. ^ Henry F. Tozer, History of Ancient Geography, Biblo & Tannen, 1997, pp. 189–190, ISBN 0-8196-0138-1.; online a Google Books
  12. ^ Posidonio apud Strabone II, 3
  13. ^ Henry F. Tozer, History of Ancient Geography, Biblo & Tannen, 1997, pp. XXIII, ISBN 0-8196-0138-1.; online a Google Books

Bibliografia

  • Eudosso di Cizico, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

Altri progetti

Altri progetti

  • Wikisource
  • Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Eudosso di Cizico

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN) 10645145 · ISNI (EN) 0000 0000 0905 8058 · CERL cnp00543029 · LCCN (EN) n2001041031 · GND (DE) 118944800 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2001041031
  Portale Antico Egitto
  Portale Biografie
  Portale Ellenismo