Operatore normale

In matematica, in particolare in analisi funzionale, un operatore normale in uno spazio di Hilbert (complesso), o equivalentemente in una C*-algebra, è un operatore lineare continuo che commuta con il suo aggiunto.[1] Questi operatori sono importanti per il fatto che ad essi si applica il teorema spettrale.

Inoltre, nel caso finito-dimensionale, la matrice associata a un operatore normale rispetto a una base ortonormale dello spazio di Hilbert è una matrice normale.

Definizione

Dato uno spazio di Hilbert H {\displaystyle H} definito sul campo dei numeri complessi, un endomorfismo N : H H {\displaystyle N:H\to H} si dice normale se:[2]

N N = N N {\displaystyle N\,N^{*}=N^{*}N}

In modo equivalente, N {\displaystyle N} è normale se e solo se:

N ( v ) = N ( v ) v H {\displaystyle \|N(v)\|=\|N^{*}(v)\|\quad \forall v\in H}

Si ha inoltre che:

Ker ( N ) = Ker ( N ) {\displaystyle {\textrm {Ker}}(N^{*})={\textrm {Ker}}(N)}
Im ( N ) = Im ( N ) {\displaystyle {\textrm {Im}}(N^{*})={\textrm {Im}}(N)}

Tra gli endomorfismi normali vi sono gli endomorfismi autoaggiunti, gli endomorfismi emisimmetrici e gli endomorfismi unitari.

Il teorema spettrale

Lo stesso argomento in dettaglio: Teorema spettrale.

Gli operatori normali sono soggetti al teorema spettrale: gli autovalori, in questo caso, sono in generale numeri complessi.

Sia T {\displaystyle T} un operatore lineare su uno spazio vettoriale complesso V {\displaystyle V} di dimensione finita n {\displaystyle n} , dotato di un prodotto hermitiano, cioè di una forma hermitiana definita positiva. Il teorema spettrale afferma che T {\displaystyle T} è un operatore normale se e solo se esiste una base ortonormale di V {\displaystyle V} composta da autovettori di T {\displaystyle T} .[2] L'endomorfismo T {\displaystyle T} è quindi diagonalizzabile.

Nel linguaggio matriciale, il teorema afferma che ogni matrice normale è simile ad una matrice diagonale tramite una matrice unitaria, ovvero per ogni matrice normale H {\displaystyle H} esistono una matrice unitaria U {\displaystyle U} ed una diagonale D {\displaystyle D} per cui:

D = U 1 H U = t U ¯ H U {\displaystyle D=U^{-1}HU=\,^{t}\!{\bar {U}}HU}

I vettori colonna di U {\displaystyle U} sono gli autovettori di A {\displaystyle A} e sono reciprocamente ortogonali.

Come corollario segue che l'operatore T {\displaystyle T} è autoaggiunto se e solo se la base ortonormale conta solo autovalori reali, mentre se T {\displaystyle T} è unitario il modulo degli autovalori è 1. In particolare, gli autovalori di una matrice hermitiana sono tutti reali, mentre quelli di una matrice unitaria sono di modulo 1.

Decomposizione spettrale

Lo stesso argomento in dettaglio: Diagonalizzabilità.

Il teorema spettrale fornisce le condizioni per cui sia possibile diagonalizzare un operatore rispetto ad una base ortonormale. Quando questo risulta possibile nel caso finito-dimensionale, ad autovalori distinti corrispondono autovettori mutuamente ortogonali, e pertanto gli autospazi sono in somma diretta. Un operatore normale può, di conseguenza, essere scritto come una combinazione lineare di proiettori ortogonali sugli autospazi, i cui coefficienti sono gli autovalori relativi ad ogni autospazio.

Nel caso infinito-dimensionale la normalità, ed in particolare l'autoaggiuntezza, non garantisce la diagonalizzabilità. In generale un operatore normale non può essere più scritto come combinazione lineare di proiettori ortogonali. Attraverso la misura a valori di proiettore è tuttavia possibile ottenere una scrittura integrale che permette di descrivere l'operatore in termini del suo spettro.

Caso finito-dimensionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Proiezione ortogonale.

Come conseguenza del teorema spettrale, sia nel caso reale che nel caso complesso, il teorema di decomposizione spettrale afferma che gli autospazi di T {\displaystyle T} sono ortogonali e in somma diretta:

V = V λ 1 V λ k {\displaystyle V=V_{\lambda _{1}}\oplus \ldots \oplus V_{\lambda _{k}}}

Equivalentemente, se P λ {\displaystyle P_{\lambda }} è la proiezione ortogonale su V λ {\displaystyle V_{\lambda }} , si ha:

A = λ 1 P λ 1 + + λ k P λ k P λ P μ = 0 λ μ {\displaystyle A=\lambda _{1}P_{\lambda _{1}}+\cdots +\lambda _{k}P_{\lambda _{k}}\qquad P_{\lambda }P_{\mu }=0\quad \lambda \neq \mu }

La decomposizione spettrale è un caso particolare della decomposizione di Schur. È anche un caso particolare della decomposizione ai valori singolari.

Caso infinito-dimensionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Misura a valori di proiettore e Diagonalizzabilità.

Sia A {\displaystyle A} un operatore normale limitato definito su uno spazio di Hilbert H {\displaystyle H} . Il teorema di decomposizione spettrale per operatori normali afferma che esiste un'unica misura a valori di proiettore P A {\displaystyle P^{A}} tale per cui:

A = σ ( A ) z d P A ( x , y ) z := ( x , y ) x + i y C ( x , y ) R 2 {\displaystyle A=\int _{\sigma (A)}zdP^{A}(x,y)\qquad z:=(x,y)\to x+iy\in \mathbb {C} \quad (x,y)\in \mathbb {R} ^{2}}

dove σ ( A ) = supp ( P A ) {\displaystyle \sigma (A)={\mbox{supp}}(P^{A})} è lo spettro di A {\displaystyle A} . Si dice che P A {\displaystyle P^{A}} è la misura a valori di proiettore associata ad A {\displaystyle A} .

In particolare, se A {\displaystyle A} è un operatore autoaggiunto si può definire una misura a valori di proiettore limitata:

P A ( Ω ) = χ Ω ( A ) {\displaystyle P^{A}(\Omega )=\chi _{\Omega }(A)}

definita sullo spettro σ ( A ) {\displaystyle \sigma (A)} di A {\displaystyle A} , in cui χ Ω {\displaystyle \chi _{\Omega }} è la funzione indicatrice. Tale misura può essere univocamente associata ad A {\displaystyle A} nel seguente modo:

( ϕ , f ( A ) ψ ) := σ ( A ) f ( λ ) d ( ϕ , P A ( λ ) ψ ) ϕ , ψ H {\displaystyle (\phi ,f(A)\psi ):=\int _{\sigma (A)}f(\lambda )d(\phi ,P^{A}(\lambda )\psi )\quad \forall \phi ,\psi \in H}

per ogni funzione misurabile limitata f {\displaystyle f} , e in tal caso si ha:

A = σ ( A ) λ d P A f ( A ) = σ ( A ) f ( λ ) d P A {\displaystyle A=\int _{\sigma (A)}\lambda dP^{A}\qquad f(A)=\int _{\sigma (A)}f(\lambda )dP^{A}}

La formula a sinistra è detta diagonalizzazione di A {\displaystyle A} .[3]

Se da un lato è possibile definire univocamente un operatore autoaggiunto (o, più in generale, un operatore normale) A {\displaystyle A} a partire da una misura a valori di proiettore, dall'altro se è possibile diagonalizzare A {\displaystyle A} tramite una misura a valori di proiettore limitata P A {\displaystyle P^{A}} allora P A {\displaystyle P^{A}} è la misura a valori di proiettore associata univocamente ad A {\displaystyle A} . Ogni operatore limitato autoaggiunto A {\displaystyle A} può dunque essere messo in corrispondenza biunivoca con una misura a valori di proiettore limitata P A {\displaystyle P^{A}} .

Note

  1. ^ A. Tatone - Corso di matematica applicata
  2. ^ a b S. Lang, Pag. 252.
  3. ^ Reed, Simon, Pag. 234.

Bibliografia

  • Serge Lang, Algebra lineare, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, ISBN 88-339-5035-2.
  • (EN) Michael Reed, Barry Simon, Methods of Modern Mathematical Physics, Vol. 1: Functional Analysis, 2ª ed., San Diego, California, Academic press inc., 1980, ISBN 0-12-585050-6.

Voci correlate

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